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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), V, 26
 
originale
 
26. Sic locuto deo pastore nulloque sermone reddito sed adorato tantum numine salutari Psyche pergit ire. Sed cum aliquam multum viae laboranti vestigio pererrasset, inscia quodam tramite iam die labente accedit quandam civitatem, in qua regnum maritus unius sororis eius optinebat. Qua re cognita Psyche nuntiari praesentiam suam sorori desiderat; mox inducta mutuis amplexibus alternae salutationis expletis percontanti causas adventus sui sic incipit: "Meministi consilium vestrum, scilicet quo mihi suasistis ut bestiam, quae mariti mentito nomine mecum quiescebat, prius quam ingluvie voraci me misellam hauriret, ancipiti novacula peremerem. Set cum primum, ut aeque placuerat, conscio lumine vultus eius aspexi, video mirum divinumque prorsus spectaculum, ipsum illum deae Veneris filium, ipsum inquam Cupidinem, leni quiete sopitum. Ac dum tanti boni spectaculo percita et nimia voluptatis copia turbata fruendi laborarem inopia, casu scilicet pessumo lucerna fervens oleum rebullivit in eius umerum. Quo dolore statim somno recussus, ubi me ferro et igni conspexit armatam, "Tu quidem" inquit "ob istud tam dirum facinus confestim toro meo divorte tibique res tuas habeto, ego vero sororem tuam" ? et nomen quo tu censeris aiebat ? "iam mihi confarreatis nuptis coniugabo" et statim Zephyro praecipit ultra terminos me domus eius efflaret."
 
traduzione
 
?Psiche non rispose al dio pastore che le aveva parlato e, riverente al nume soccorritore, si mise in cammino. ?A lungo err? per strade sconosciute, tra molti stenti, finch? giunse con le prime ombre della sera ad una citt? dove era re il marito di una delle sue sorelle. Appena Psiche lo seppe si fece annunziare e quando fu dinanzi alla sorella, che, dopo reciproci scambi di abbracci e di saluti, le chiese le ragioni della sua venuta, cos? cominci? a dire: ?'Ricordi i consigli che mi deste quando mi persuadeste ad uccidere con un affilato rasoio il mostro che mi dormiva accanto sotto il mentito nome di marito prima che fosse lui a divorar me, poveretta? ?'Ebbene, quando la complice luce della lampada, come s'era d'accordo, mi rivel? il suo volto, oh, che spettacolo meraviglioso, addirittura divino, videro i miei occhi: il figlio stesso di Venere, Cupido in persona ti dico, era l? che riposava tranquillo. ?'Rimasi come colpita a tale straordinaria visione e mentre tutta sconvolta da un desiderio prepotente che mi faceva soffrire perch? non riuscivo ad appagare del tutto, malauguratamente, dalla lucerna cadde una goccia d'olio bollente sulla sua spalla. Per il dolore egli si svegli? di soprassalto e vedendomi armata di ferro e di fuoco: ?Tu? Un'assassina?" esclam?. ?Infame, via dal mio letto, subito, fa fagotto. Tua sorella" e pronunzi? il tuo nome, ?io sposer? con legittime nozze" e l? per l? comand? a Zefiro che mi buttasse fuori dalla sua casa.'
 

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